SHEILA ROCK
SHEILA: LIBRI, YOGA E (MICK) ROCK ‘N ROLL.
IL DESTINO NEL COGNOME E NON NEL NOME.
Testo di Elisabetta Riva – Foto Archivio Sheila Rock
Appartiene all’Olimpo dei fotografi musicali, ha documentato l’alba del movimento punk britannico e ha dato un grande contributo all’affermazione della rivista inglese The Face: stiamo parlando di Sheila Rock, nata a Chicago da padre hawaiano e da madre nippo-americana.
Trasferitasi a Londra negli anni ‘70 per studiare cinema alla London Film School, Sheila, che ha studiato anche scienze politiche alla Boston University, trova la sua strada nei circoli sociali dominati dai musicisti.
Il suo approccio al mondo della fotografia è da autodidatta: giovane ragazza, gira sempre con una Nikkormat e fotografa tutto quello che vede. Nei primi anni Settanta sposa il fotografo Mick Rock che la introduce a «libri, yoga, rock’n’roll e quel tour di Bowie che contribuiscono ad allargare i miei orizzonti».
Così come la fotografia, anche i suoi soggetti punk vengono per caso, come racconta lei stessa: «sono andata a vedere il concerto del Patti Smith Group e ho portato con me la mia macchina fotografica. Poi ho incontrato i Clash e ho chiesto se potevo fotografarli in studio. Solo stando nel cerchio, ho avuto modo di incontrare altri musicisti».
E fra gli “altri musicisti” Sheila annovera i Buzzcocks, Siouxsie and the Banshees, The Moors Murderers, The Damned, The Cure, Paul Weller dei The Jam, John Lydon dei Public Image Ltd, Boy e tanti, tanti altri.
Le sue fotografie, che riflettono solo i primi anni della scena punk britannica (1976-1979), sono raccolte in un libro intitolato Punk +, una produzione indipendente, un’edizione limitata di due mila esemplari numerati e autografati, in cui il segno + ha lo scopo di ricordare alle persone l’influenza positiva del punk.
Sheila è stata in grado di immortalare il punk britannico in tutte le sue sfaccettature, restituendo un’immagine partecipata e autentica dello spirito del tempo. Di quell’epoca ha un’idea molto romantica, ritenendoli anni molto importanti «in cui i giovani stavano vivendo chi volevano essere». Come ha raccontato lei stessa in un’intervista rilasciata qualche anno fa a un quotidiano italiano «la scena punk era fuori dal comune; era un fenomeno sociale, era seducente, potente, attraente dal punto di vista visivo. Era difficile non capire che qualcosa di incredibile stesse avvenendo nelle strade di Chelsea».
E con queste parole si riferisce non solo alla musica, ma anche alla moda, che in Gran Bretagna viaggiano spesso insieme. Moda che è un altro interesse di Sheila, che ricorda «un negozio come Acme Attractions sommerso di memorabilia dei Beatles e di Vespe, in cui le persone arrivavano a frotte per comprare cose usate. E poi Johnson’s, il negozio di Lloyd Johnson a King’s Road specializzato in robe di seconda mano. È lui che mi ha spiegato che negli anni Settanta si lavorava tre giorni a settimana, nessuno poteva disegnare cose nuove, produrle e consegnarle in tempo, quindi molti negozianti si dedicarono all’usato. Non era “retro fashion” ma una seconda mano per necessità. Inoltre non c’erano soldi per i vestiti nuovi, i ragazzi prendevano i vestiti dei genitori e li personalizzavano». Una piccola curiosità in proposito riguarda la stessa Sheila che, nonostante le sue frequentazioni, non ha mai avuto un momento di moda punk, quel look caratterizzato da jeans strappati, spille da balia, stampe scozzesi e acconciature a punta.
LA SCENA PUNK ERA FUORI DAL COMUNE; ERA UN FENOMENO SOCIALE, ERA SEDUCENTE, POTENTE, ATTRAENTE DAL PUNTO DI VISTA VISIVO. ERA DIFFICILE NON CAPIRE CHE QUALCOSA DI INCREDIBILE STESSE AVVENENDO NELLE STRADE DI CHELSEA
PER SAPERNE DI PIÙ
www.sheilarock.com
Sera: The Way of the Tibetan Monk
Benché sia considerata la “lente del punk”nella sua lunga carriera musicale è nota anche per aver fotografato i principali artisti dell’intrattenimento e dell’industria musicale sia nella musica classica sia nel pop/rock, tra cui Sting, Enya, Sinead O’Connor, Youssou N’Dour, Placido Domingo e istituzioni come la Royal Opera e il Royal Ballet di Londra.
La rivista Face negli anni ‘80 ha lanciato la sua carriera e da allora il suo lavoro editoriale è apparso su German Vogue, Elle, Glamour, Architectural Digest, The London Sunday Times, French Spoon, The Telegraph Magazine, Irish Tatler, Brides magazines.
Come è possibile constatare visitando il suo sito internet, il suo mondo non è fatto solo di musica ma anche di cavalli, botanica, bambini, paesaggi marini e ha raccontato anche la vita quotidiana dei monaci tibetani del monastero di Sera a Bylakuppe nel distretto di Mysore, nel sud dell’India: un lavoro, quest’ultimo, che, più che un documento fotografico, è un esteso saggio visivo su uno stato d’animo; ritratti di un gruppo di individui, molti dei quali adolescenti, bambini e anziani, che condividono una struttura sociale e filosofica comune nel buddismo tibetano.
Alcuni di questi lavori sono inclusi nella collezione del Museum of Fine Arts di Houston e della National Portrait Gallery, Londra.
Sapete cosa ci incuriosisce davvero molto? Il fatto che il nome Sheila sia la versione anglosassone di Cecilia, che deriva dal latino caecus, cioè cieco. Colei che è considerata, come detto, “la lente del punk” (e una delle più famose fotografe musicali di sempre) smentisce recisamente i Romani e il loro nomen omen!