OLIVO BARBIERI

site specific_MILANO 09
TESTO DI ELISABETTA RIVA – FOTO OLIVO BARBIERI

Olivo Barbieri è uno dei maggiori fotografi italiani contemporanei. È noto, in particolare, per l’effetto di “miniaturizzazione del paesaggio”, ottenuto grazie all’uso in riprese aeree della messa a fuoco volta a creare sfocature simili a quelle di una fotografia macro.
Nato a Carpi (MO) nel 1954, frequenta la facoltà di Pedagogia e il D.A.M.S. di Bologna. Durante questi anni nasce il suo interesse per la fotografia: inizialmente le sue ricerche si concentrano sull’illuminazione artificiale nelle città europee e orientali.
Inizia la sua attività espositiva nel 1978, sia in Italia sia all’estero. Dal 1989 viaggia regolarmente in Oriente, particolarmente in Cina, nazione di cui studia il repentino cambiamento. Negli anni Novanta partecipa a tre edizioni della Biennale di Venezia e a numerosi eventi internazionali dedicati alle arti visive. Nel 1996 il Folkwang Museum di Essen gli dedica una retrospettiva; nel 2003 partecipa a Strangers, la prima Triennale di fotografia e video organizzata dall’ICP di New York; nel 2015 il museo MAXXI gli dedica una mostra retrospettiva, IMAGES 1978-2014. Moltissime delle sue opere sono conservate nelle più importanti istituzioni museali e universitarie in Italia e nel mondo.
I suoi lavori sono rappresentazioni metaforiche cariche di riferimenti iconografici che mettono in evidenza la natura complessa e stratificata dei centri urbani. Servendosi delle potenzialità specifiche della fotografia, l’artista delinea delle “visioni” e delle traiettorie che suscitano interrogativi sulla percezione della realtà.

“ERO MOLTO ATTRATTO DAI LUOGHI VERNACOLARI DI AGGREGAZIONE, CINEMA, CHIESE, BAR. INTUIVO CHE ERANO L’ULTIMA BOLLA PRIMA DI UN GRANDE CAMBIAMENTO. CENTRI COMMERCIALI GIGANTESCHI OVUNQUE, CINEMA MULTISALA…”

Olivo Barbieri

Il progetto “site specific_” che ha preso il via nel 2003 e ha interessato differenti metropoli e megalopoli in tutto il pianeta, da est a ovest, da New York a Shanghai, da Las Vegas ad Amman, propone una nuova lettura delle città, viste da una prospettiva insolita, a bordo di un elicottero. Barbieri ha rappresentato le architetture iconiche ma anche tutto l’insieme dello sviluppo urbanistico delle città e delle metropoli.

Con site specific_MILANO 09 ha messo in risalto fondamentalmente due elementi: da un lato i simboli identitari della storia della città, quindi le architetture culturalmente connotate, quali il Duomo, il Castello Sforzesco, i cortili dell’Università degli Studi, le colonne di San Lorenzo, la Stazione Centrale, la Torre Velasca, il grattacielo Pirelli, la cupola della Galleria Vittorio Emanuele o piazza Missori; dall’altro le strutture che hanno segnato la grande trasformazione che era in atto alle soglie dell’Expo 2015 e quindi le nuove architetture destinate a divenire i simboli della città di domani: l’ampliamento del Teatro alla Scala di Mario Botta, la Stazione Nord e piazza Cadorna rivista da Gae Aulenti, le due torri di Dominique Perrault e le forme che Massimiliano Fuksas ha dato al nuovo polo fieristico Rho Pero, le inedite architetture dell’area Bicocca di Vittorio Gregotti o l’ondulato palazzo della sede della Regione Lombardia inaugurato nel 2011.

I paesaggi rappresentati appaiono così come dei modelli in fase di progettazione, delle sorprendenti e stranianti visioni: Olivo Barbieri sembra chiedersi continuamente quanta realtà esista nel nostro sistema di vita o, ancora, quanto profondamente la nostra percezione sia atta a comprendere ciò che ci circonda.
Come ha scritto Andrea Zanzotto: «Non c’è mai un paesaggio che non contenga in sé una quantità di altri paesaggi. Perché l’insieme di ciò che noi abbiamo percepito come tale è soltanto un riflesso di qualcosa che è in noi. Siamo noi che creiamo il paesaggio».

Il nuovo Millennio targato Ferry si è aperto, invece, con il suo album solista più amato dai fan e dalla critica: Frantic, che unisce composizioni originali ad alcune cover di Bob Dylan. I successi del poeta del rock tanto amato da Bryan sono stati rivisitati anche in Dylanesque del 2007, seguito da Olympia (a cui hanno partecipato gli ex membri dei Roxy Music) e da Avonmore, l’ultima fatica originale dell’artista britannico, datato 2014.
Bryan Ferry ha riunito gli ex compagni dei Roxy Music in un paio di occasioni, l’ultima nel 2022, per celebrare i 50 anni dal loro album di debutto con il fortunato tour Re-make/Re-model. E oggi? L’icona della musica mondiale, 78 anni compiuti a settembre, continua a fare la cosa che più lo appassiona e che lo fa sentire vivo: sperimentare, giocare con le sonorità e con le parole.

Entro fine anno uscirà la ristampa di Mamouna, che conterrà rarità e outtake e, soprattutto, il disco inedito Horoscope, progetto rimasto chiuso in un cassetto per decenni. Quel che è certo è che Bryan Ferry saprà stupire ancora una volta fan e colleghi di tutto il mondo, con il suo talento e il suo coraggio. E perché no, anche con i suoi look che dettano moda da oltre mezzo secolo.