FABIO BORTOLANI
ARCHITETTO E DESIGNER: UNA STORIA DI CREATIVITÀ
TESTO FABIO BORTOLANI – FOTO DI GIOVANNI MECATI, ARCHIVIO
Sono nato a Modena e mi sono laureato in architettura a Firenze, ma ho sempre preferito fare il designer. Non è semplicissimo definire con precisione chi è e cosa fa un designer. Wikipedia dice che sono un progettista, ossia una persona che redige un progetto, spesso di carattere architettonico o tecnico progettuale, attraverso un processo o attività di progettazione: una figura professionale, insomma, che, con un proprio bagaglio culturale e una congrua esperienza, pensa e concepisce prima ciò che verrà costruito dopo.
Io preferisco pensarmi come un traduttore: mi metto sempre in mezzo a due entità. Sto tra azienda e mercato, tra produzione e marketing aziendale, tra oggetto e utente, tra idea e macchina, tra sogno e realtà, e viceversa. Ricorrendo alla filosofia, sono una sorta di demiurgo mediatore tra anima e materia.
Ho realizzato negli anni 90 un portafoto magnetico per Twergi di Alessi. A distanza di anni per il centenario dell’azienda è tornato in produzione. Con il magnete ho poi realizzato altri oggetti per BrunoDanese e Authentics.
LE IDEE MOLTE VOLTE LE HAI DAVANTI AGLI OCCHI PER LA STRADA, BASTA COGLIERLE, COME UN GIOCO.
Fabio Bortolani
Nella plus biche, pubblicata dalla triennale di Milanol’innovazione e la tematica principale ho integrato nel tubo principale i fanali è il tubo principale è il portaoggetti chesi stappa come nei serbatoi delle moto. Questa bicicletta prototipo realizzata in pochi esemplari è distribuita da un marchio non più esistente.
Ma il demiurgo nella cultura classica è pur sempre un semidio, e io non ho alcuna pretesa di aspirare a tanto: dicono di me che sono tra i migliori designer italiani perché ho tanta immaginazione ma soprattutto i piedi ben piantati per terra.
Ho cominciato a lavorare con i grandi marchi storici del design italiano, da Alessi, Driade, Cappellini e molti altri, oltre che con alcune aziende inglesi e tedesche. Nei miei progetti sono influenzato da tutto: una mattinata al bar, una vacanza, un oggetto già esistente che vedo con occhi diversi. Nel mio percorso ho lavorato anche con alcune gallerie: in questi casi ho deviato dalla mia propensione al prodotto contract per elaborare oggetti poetici e motivati da input particolari. Disegno sempre usando la tecnica dell’acquerello che nel tempo è diventata quasi un’ossessione. Conservo tantissimi degli acquerelli realizzati e ho progettato una cornice apposta per sottolineare la loro importanza.
NPer Garage Design ho fatto le ciminiereche rappresentano la riduzione dei gassificatori delle centrali nucleari. Ho lavorato molto sulla riduzione.
Con Emilio Mazzoli ho un bellissimo rapporto: lui diceche sono “selvatico”, espressione tipica emiliana. Per lui ho lavorato sia come architetto sia come designer; nel 2018 ho realizzato questa sedia in edizione limitata pensando al suo bastone. Luisa delle Piane mi chiese di fare una mostra sul cassetto allora io risposi con questo cassetto pieno di maniglie. L’idea era nata dalla mia passione per i film Horror e specialmente da “Hellraiser” in cui il demone era trafitto da migliaia di chiodi. Alcuni oggetti fatti per i galleristi li ho portati avanti nel tempo creando nuove finiture: per esempio il cassetto l’ho realizzato per Mazzoli in noce nazionale e maniglie cromate.