AUDREY HEPBURN

ICONA DI STILE ED ESEMPIO DI GENEROSITÀ
Testo di Silvia Marchetti – Foto Hans Gerber, Nationaal A rchief, Foto collectie Anefo, Rob Bogaerts

In un’epoca in cui la femminilità aveva la sua incarnazione in Marilyn Monroe, Audrey Hepburn riuscì a conquistare il pubblico con il suo fisico minuto e i suoi modi gentili. Ai vizi hollywoodiani preferì sempre uno stile di vita semplice e discreto. A trent’anni dalla sua scomparsa, l’attrice di Vacanze Romane e Colazione da Tiffany, ambasciatrice di molte cause umanitarie, continua a essere un modello di riferimento per diverse generazioni.

Per Frank Sinatra era “La principessa”. Un soprannome perfetto per una donna fuori dal comune, così talentuosa, bella, aggraziata, gentile
ed elegante da non avere eguali. Per tutti, Audrey Hepburn sarà sempre la principessa Anna di Vacanze romane, a spasso per Roma in sella
alla Vespa di Gregory Peck, ma anche la Cenerentola a Parigi che fa perdere la testa a Fred Astaire, la meravigliosa Nataša di Guerra e pace e la fioraia ambulante di My Fair Lady. Una principessa che nella vita reale rimase però senza favola: sfortunata in amore, con due matrimoni
falliti, e devastata da una terribile malattia che le spense il sorriso a soli 63 anni. Audrey Hepburn era nata a Bruxelles, in Belgio, nel 1929, figlia
di un banchiere inglese e di una baronessa olandese. Durante la Seconda Guerra mondiale la futura stella del cinema soffrì di malnutrizione, un problema che influenzò, in modo permanente, il suo peso per il resto della sua vita. Grazie a una borsa di studio vinta a quindici anni, cominciò a studiare danza classica a Londra, ma presto il mondo della moda e del cinema si accorsero del suo talento innato e della sua bellezza genuina. All’inizio degli Anni Cinquanta Audrey iniziò così a lavorare come modella e a prendere lezioni di recitazione.
Il primo ruolo importante fu quello di Linda Farrell in Monte Carlo Baby, seguito dalla commedia di Broadway Gigi. Nel 1953 la svolta con Vacanze romane, il suo primo film a Hollywood e per il quale vinse un Oscar come miglior attrice protagonista. Seguirono un Tony Award per lo spettacolo Ondine e una nomination all’Oscar per Sabrina. Nel 1956 Audrey vestì i panni di Natasha Rostow in Guerra e pace, l’anno seguente incantò il mondo con una superba interpretazione nel film classico Funny Face. Dopo Nun’s Story, l’attrice raggiunse l’apice della carriera grazie a Colazione da Tiffany (1961), pellicola che le valse un’altra nomination all’Oscar. Uno dei lavori della Hepburn più amati è My Fair Lady del 1964 (accanto Rex Harrison). Recitò con i registi e gli attori più grandi, anche con Sean Connery, in Robin e Marian.

« ELEGANCE IS THE ONLY BEAUTY THAT NEVER FADES ».

Nel 1967, un colpo di scena: a soli 38 anni e dopo trentuno film, Audrey Hepburn si ritirò dalle scene, proprio quando Hollywood e il mondo erano ai suoi piedi. Sul set e sul palcoscenico dettava legge, sfornando un capolavoro dietro un altro, così come nella moda, con i suoi meravigliosi tailleur firmati dall’amico fraterno Hubert de Givenchy e i suoi look iconici, ancora oggi fonte di ispirazione per milioni di donne. Nel suo cuore, però, ardeva un altro desiderio: quello di aiutare i bambini più sfortunati, in America Latina e in Africa, e di dedicarsi ai suoi due figli (Sean, avuto dall’attore Mel Ferrer, e Luca, figlio del secondo marito, il dottor Andrea Mario Dotti). Nel 1988 Audrey Hepburn divenne così ambasciatrice speciale presso il Fondo UNICEF delle Nazioni Unite, ruolo che mantenne fino al 1993, anno della sua morte. Le fu diagnosticato un cancro incurabile. Ma lei continuò imperterrita a viaggiare e a battersi per i diritti dei minori, raggiungendo anche luoghi pericolosi.
L’ultima missione della Hepburn fu in Somalia, nel settembre del 1992. Due mesi dopo le sue condizioni di salute peggiorarono. L’allora presidente degli Stati Uniti George Bush le conferì la Medaglia Presidenziale della Libertà, per onorare il suo lavoro con l’UNICEF, ma l’attrice non riuscì a partecipare alla cerimonia in suo onore. Morì il 20 gennaio 1993 nella sua casa di Tolochenaz, in Svizzera. Ricevette anche un Golden Globe e un Bafta alla carriera, e un Oscar speciale per il suo impegno umanitario, il Jean Hersholt Humanitarian Award, conferito postumo nel 1993.